Nulla è come appare
Dialoghi sulle verità sommerse della crisi economica
Indice
7 Introduzione
10 I protagonisti
11 Prologo
15 Dialogo primo
Austerità e crisi del debito
33 Dialogo secondo
Aumento delle diseguaglianze
41 Dialogo terzo
Ridimensionamento dello stato sociale
51 Dialogo quarto
Le bolle speculative
67 Dialogo quinto
Stato e mercato
91 Dialogo sesto
La crisi dell’Unione Europea
131 Dialogo settimo
Riforme strutturali e politiche
congiunturali monetarie e fiscali
155 Dialogo ottavo
Crisi economica e degrado ambientale
173 Dialogo nono
Politiche industriali e attività innovativa
183 Postfazione
185 Ringraziamenti
187 Note
215 Bibliografia
Introduzione
Tre economisti e una studentessa di antropologia sono bloccati dalla nebbia nella sala d’aspetto di un aeroporto inglese. La studentessa, che sa poco di economia, pone una serie di domande ai tre compagni di viaggio sui temi dell’austerità, dello stato sociale, dell’euro, del rapporto stato-mercato, del degrado ambientale e delle politiche industriali di fronte alla globalizzazione.
I tre economisti sono quindi obbligati a evitare un linguaggio astratto e specialistico. La circostanza rende la discussione comprensibile anche a chi non è addetto ai lavori, ma è semplicemente interessato ad approfondire le cause delle recenti vicende economiche che hanno una ricaduta sulle vite di tutti noi e spesso sono di difficile comprensione per le mistificazioni e la cortina fumogena create dall’uso dei tecnicismi e dalla propaganda politica che distorce e rimuove i fatti.
Nelle risposte alle domande della studentessa e nell’animata discussione che si sviluppa rapidamente, emergono nette le implicazioni di politica economica delle diverse concezioni dei tre economisti. La profonda recessione, iniziata con la crisi finanziaria del 2008, costituisce un banco di prova per la validità delle politiche adottate. Dal confronto risulta evidente che la crisi economica, l’aumento delle diseguaglianze e la sempre più grave crisi ambientale hanno stimolato il recupero e lo sviluppo di visioni alternative all’ideologia neoliberista che ha predominato per più di due decenni nell’Unione Europea.
La diffusione di questa visione anche nei partiti di sinistra negli ultimi venticinque anni dimostra come non esista una relazione univoca tra appartenenza politica e visione economica.
Gli economisti neoliberisti non solo sono presenti in schieramenti politici contrapposti, ma si differenziano anche per quanto riguarda i modelli economici ai quali si riferiscono.
Gli economisti keynesiani e gli studiosi di economia ambientale sono a loro volta caratterizzati da una notevole eterogeneità di posizioni politiche e di ipotesi teoriche. Questa grande varietà di collocazioni politiche e di riferimenti teorici genera nell’opinione pubblica un disorientamento che contribuisce a un’accettazione acritica dell’una o dell’altra teoria.
La maggior parte della saggistica divulgativa sui temi della crisi tende a sviluppare, fin dalle prime pagine, una particolare visione. Rispetto alla letteratura disponibile, la forma dialogica offre il vantaggio, per usare le parole di Galileo, di «proporre le ragioni… tanto per l’una, quanto per l’altra parte», evidenziando i punti di contrasto tra le diverse interpretazioni e permettendo quindi di chiarire le conseguenze economiche e politiche delle idee sostenute dalle più importanti scuole di pensiero. Oggigiorno, purtroppo, accade assai di rado che economisti con prospettive teoriche radicalmente diverse desiderino effettivamente dialogare. Le ragioni di questo diffuso atteggiamento di chiusura sono discusse nella Postfazione.
Questi nove dialoghi forniscono materiale utile per sviluppare esperienze di teatro didattico e possono anche costituire un complemento ai testi di macroeconomia e di politica economica che per lo più ignorano o trattano in modo molto superficiale il tema della recente crisi.
Il primo dialogo è dedicato alle politiche di austerità e al fatto che in macroeconomia, come in fisica, nulla è come ci appare. Il secondo all’aumento delle diseguaglianze che si è verificato negli ultimi tre decenni. Il terzo allo stato sociale e alla privatizzazione della previdenza e dei servizi sanitari. Il quarto allo scoppio delle bolle speculative. Il quinto al ruolo dello stato e a quello del mercato. Il sesto alla crisi dell’euro e alla possibilità che l’Unione Europea si disintegri. Il settimo agli effetti delle riforme strutturali e alla necessità di attuare politiche congiunturali per far fronte alla riduzione degli investimenti e dei consumi privati. L’ottavo al grave problema del degrado ambientale. L’ultimo, infine, discute la necessità di attuare una politica industriale che favorisca l’innovazione e la difesa dell’ambiente. Il lettore può “saltare”, secondo i propri interessi, da un dialogo all’altro, senza seguire l’ordine proposto dall’autore. Le note, poste alla fine in modo da non interrompere la lettura, indicano le fonti e suggeriscono articoli e libri utili per approfondire i temi trattati.
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Una risposta a “Nulla è come appare”
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Alberto Bisin, in “Favole & numeri. L’economia nel Paese di santi, poeti e navigatori” pag.6 e seguenti contesta che oggi l’economia sia una disciplina caratterizzata da “scuole di pensiero”. E dice che in realtà la discussione verte piuttosto sui modelli e sulle loro capacità esplicative
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